Mi hanno chiesto di dare una ravvivata a uno sgabello in stile Chippendale, fine ‘800, solo da ravvivare un po’ nel colore.
Io non mi intendo, ma quando l’ho ricevuto ho avuto l’atroce sospetto che fosse un pochino piu’ recente – cercando su internet e su un paio di libri ho avuto conferma che si tratta di una copia, vagamente in stile chippendale, di circa meta’ del secolo scorso. Non proprio la stessa cosa, e con 3 gambe che ballano su 4. Da questo il titolo di questo post: in America, Chip & Dale sono i nostri Cip & Ciop, uno stile piu’ adeguato e meno altisonante per questo sgabellino =)
Cosi’, armato di pazienza, mi sono messo a smontarlo, per rimetterlo in sesto.
Primo problema, le gambe, che ballavano, erano state inchiodate da dietro con chiodi sprofondati nel legno. Ho quindi dovuto prendere il trapano, punta del 2, e fare dei piccoli buchini tutto attorno ai chiodi, in modo da poter infilare la punta di una pinza ed estrarli. Poi ho inserito schegge di legno, colla e, infine, stuccato il tutto. Ora lo sgabello era smontato – la colla in pratica non c’era piu’, si e’ smontato senza fatica. Sverniciatore e cartavetrata a seguire.
Qui la foto dei pezzi dello sgabello dopo la prima fase di trattamento.

Per la fase di incollaggio ho usato colla a caldo, perche’ odio l’idea di usare una colla non reversibile sicche’, in futuro, un restauratore dira’ “chi diavolo e’ stato a fare questo consolidamento che ora non si puo’ piu’ migliorare?”. Odio quando succede a me, quindi cerco di non farlo io agli altri.
Per incollare ho dovuto costruirmi delle dime di legno i modo che i morsetti lavorassero correttamente, e ho appoggiato lo sgabello su un piano rettificato, in modo che le 4 gambe poggiassero correttamente e lo sgabello non “ballasse”.

Per aiutarmi in certi lavori con morsetti in posti difficili, mi son comprato delle pinze cinesi da 1,50 euro al paio. Non compratele, come ogni prodotto cinese economico non vale nulla. Ho pinzato un pezzo di legno, nemmeno dell’estensione massima delle pinze, e dopo pochi minuti sento un colpo; ecco cosa e’ rimasto delle pinze:

Comunque, finita la fase di consolidamento, lo sgabello era incollato, stabile e stuccato dove serviva. Ho dato poi del mordente per ricreare un po’ i colori che aveva in origine: la fascia era nera e le gambe chiare, leggermente tendenti al rosso. Ho passato rolla color noce scuro, molto spessa, sulla fascia, e una misto di noce+mogano per le gambe.
Ho poi dato 3 mani di turapori alla nitrocellulosa per fare un fondo il piu’ possibile robusto.

Qui faccio un commento sul turapori nitro. Non mi piace. Lavoro in cantina o in cortile, e il solvente puzza sempre in modo fastidioso. Ammetto che sia un ottimo prodotto, asciuga rapidamente, e’ robusto e veloce, si puo’ applicare anche al freddo. In questi giorni lavoravo a 10-11 gradi, e la gommalacca fiorisce e diventa bianca se data a queste temperature – e non posso aspettare l’estate per finire uno sgabello =)
Inoltre la gommalacca data a pennello non e’ cosi’ robusta, specie per qualcosina che sara’ sempre a portata di calcio di ogni persona in casa. Siccome e’ un lavoro per un cliente, volevo dargli un prodotto solido e che durasse nel tempo. Cosi’ ho optato per il turapori nitro. Ma di mio sto cercando delle alternative.
Su un sito di restauro, inforestauro.it, ho letto numerose discussioni su come la gommalacca data a tampone sia molto piu’ resistente di quella data a pennello. Non ho ancora mai fatto prove in questo senso, essendo io uno stoppinatore piu’ che scarso, quasi scarsissimo. Inoltre si parla, sempre sul sito suddetto, di finire ad olio e olioresine: un argomento che mi sta affascinando molto e che sto, piano piano, sperimentando di persona.
Tutta questa dissertazione per dirvi che mi sto adoperando per trovare alternative al turapori alla nitrocellulosa, perche’ vorrei limitarne l’uso il piu’ possibile. Se avete dei suggerimenti, basati su esperienza personale e non sul “sentito dire”, sarei davvero grato se me li faceste conoscere.
Infine, lucidatura a cera.

Non mi trovo male con questa cera fatta con un amico 2 anni fa, ma penso che all’epoca abbia sbagliato le quantita’ – troppo poca trementina a confronto con la cera. Sicche’ devo sempre aggiungerne per mollare la cera e renderla morbida da distribuire a pennello. Inoltre e’ cera colorata con anilina noce scuro ai grassi – piacevole per finire un mobile scuro, ma qui mi ha scurito leggermente le gambe dello sgabello, forse avrei dovuto usare una cera non colorata.
Siccome ho ricevuto gentilmente in dono 2 kg di cera d’api direttamente dalle arnie, a breve mi cimentero’ anche nel prepararmi una cera “seria”, con carnauba, cera vergine e trementina. Inoltre provero’ a unire cera e olio di lino, per ulteriori esperiementi con la finitura ad olio.
Qui sotto, per confronto, vi metto un’ultima foto di un pezzo di legno che ho fondato ad olio (non e’ ancora stato lucidato): 5 mani, due 50% olio di lino cotto + 50% trementina, due altre con 75% olio + 25% trementina, e una solo olio. A me piace, lo finiro’ a stoppino a olio. Se vi interessa, stay tuned.

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